www.pegli.com | storiaL’ospedale di Santa BrigidaRicordo storico

immagine: cartina del Vinzoni

Lungo Via Carloforte in direzione del Palazzo del Papa, ancora oggi una piccola lapide raffigurante Santa Brigida ricorda ai passanti la storia dell’ospedale ad Essa dedicata.

 

Purtroppo una seconda e più grande lapide posta sulla facciata di un vicino edificio non è oggi esposta a causa dei lavori di restauro del palazzo.

XENODOCHIVM S BIRGITTÆ
AMAIORIBVS EXTRVCTVM
STEPHANVS IOMELLINVS
IOANNIS FRANCISCI FILIVS
RESTAVRABA T ANNO 1731

Secondo una lapide custodita nei locali della Parrocchia di San Martino, la nobile famiglia Lomellini costruì oltre ai ponti sui torrenti Rexello e Varenna, ai fortilizi di Castelluccio e Porticciolo (PORTVS EXIGVIS) anche i ricoveri di San Rocco e Santa Brigida.

 


S.S. ROCCHI ET BRIGITTÆ
NOSOCOMIA EXTRVXIT

ANNO DNI M.D.C.X.L.

Il teologo Giuseppe Parodi afferma nei suoi manoscritti che l’ospedale di San Rocco citato sulla targa era effettivamente un ospedale mentre quello di Santa Brigida, per quanto indicato il 24/6/1732 come ospitale, era in realtà uno xenodochio ovvero un ospizio o albergo per forestieri, specialmente pellegrini.

Il teologo Parodi pone a confronto la targa di San Martino (1640) e quella all’ospedale (1731) con alcuni documenti. Da questi ultimi ricava il nome del presunto fondatore Teramo Lomellini e quello della prima insigne benefattrice Chiara Lomellini (1470). Dal confronto deduce una data di fondazione intorno al 1400 (salvo nuovi documenti).

Dai carteggi esaminati il teologo ricava varie informazioni:

1. i confini … da tramontana [nord] e da ponente [ovest] gli eredi del fu Gio. Ambrosio Camoglino, da levante [est] gli eredi del fu Filippo Prefumo in parte ed in parte Giuseppe Delfino, gli eredi del fu Lorenzo Prefumo da mezzogiorno [sud] la spiaggia del mare (mediante la strada pubblica) aperta e più bassa della strada;

2. Caterinetta figlia del fu Nicolò Andrea Lomellini nel testamento del 27/3/1478 lasciava luoghi 200 sopra l’ospedale di Santa Brigida de Pelio segnati nella colonna del Banco di San Giorgio (1527 – Archivio Curia Arcivescovile);

3. … Francesco Nicolini fu Bartolomeo che da 40 anni (cioè dal 1692 in poi) non fu alloggiato in questo ospedale pellegrino di parte alcuna per non aver detto ospedale rendita sufficiente a poter contribuire a detta opera pia e che le camere di detto ospedale furono da tale tempo abitate da persone povere alle quali erano concesse a titolo di carità e per amore di Dio come attestano pure gli amministratori con a capo Stefano Lomellini. Così depose il Rev. P. Giuseppe De [???] fu Girolamo, da 12 anni in poi cioè dal 1720; …;

4. nelle colonne del 1527 Cart. B del Banco di S. Giorgio sono indicati luoghi 200 “super hospitale S. Brigide de Pelio”;

5. le camere erano “incapaci di abitazione” e dal 1690 in poi non furono accolti pellegrini perché l’ospizio era inabitabile;

6. nel 1702 (?) era Patrono M. Raffaele Lomellino. (Not. Urbano Granello);

7. nel 1732 erano segnati nei cartolari [???] luoghi otto; due dei quali da spendere in … per l’ospedale e gli altri sei in elemosine di messe [?] da celebrarsi nella Cappella di detto ospedale … una all’altar maggiore della chiesa di S. Martino il primo venerdì d’ogni mese per il fu Teramo Lomellini e Battistina sua moglie, eredi e discendenti;

8. nel 1732 l’ospizio è amministrato da Stefano Lomellini fu Giò Francesco, da Filippo Lomellini fu Carlo e da Giov. Batta Lomellini fu Giuseppe e furono detti anche Patroni fin dal 1527. (Not. G.B. Galliano 24/VI/1732);

9. il 3/VIII/1732 il curato di San Martino P. Gio Gaspare Prasca attesta per iscritto che il Rettore Aurelio Agostino Griciotti non lasciava “alcun attestato per non aver mai celebrato (dal 1728 al 1732) quella Cappella di S. Brigida”?.
La risposta: Perché da 12 anni vi era andato il Rev. Giuseppe de Cruce fino al 24/VI/1732 ed aveva trovato nelle camere e nella cappella molta umidità e l’altare quasi indecente per il sacrificio della Messa. (Not. G. B. Galliano);

10. secondo le testimonianze notarili di Giovanni Galliano, 24/VI/1732, è un alloggio per pellegrini e romei;

11. il 5/8/1732 il P. Isidoro Galletti monaco [???] attesta che nella cappella l’umidità fa marcire gli apparati dell’altare e non si può celebrare decentemente la Messa;

12 i locali del nosocomio vengono incorporati nel fabbricato che costeggia la rampa Carloforte di proprietà degli eredi del Capitano Marittimo Andrea Chiazza detto CA’MOA;

13 quest’opera Pia non è ancora del tutto spenta ai nostri giorni (20/IX/1935).

Il teologo Parodi trova anche alcuni atti relativi ai restauri (24/6/1732). L’istanza è un’iniziativa di Stefano Lomellini fu Gio Francesco, il notaro è G.B. Galliano e l’Ospizio di Santa Brigida viene localizzato in Porticciuolo presso il palazzo dei Marchesi Della Chiesa, sulla Via Aurelia e Nazionale.

I restauri si resero necessari per l’eccessiva umidità dei locali della cappella ubicata sotto l’ospedale e per ciò detta sotterranea. L’ipotesi di eseguire trafori o aperture venne scartata a causa del terreno molto alto posto sul retro. Risultarono impraticabili anche eventuali lavori di abbattimento del muro per costruire una nuova muraglia. Queste modifiche avrebbero ristretto eccessivamente la cappella impedendo l’accesso ai fedeli.

Le condizioni di impraticabilità dei locali devono essere successive al 1582, anno in cui le cappelle troppo umide, esclusa Santa Brigida di Pegli, vennero interdette a seguito di un’ispezione.

I lavori di restauro risultarono comunque insufficienti a rendere nuovamente praticabile la cappella così l’Arcivescovo Nicolò M. De Franchi lette le suppliche dei Patroni [?] Amministratori, vista l’eccessiva umidità, concesse la facoltà di celebrare Messa nella Cappella di N. Signora nel Palazzo di Pegli del M. Stefano Lomellini esclusa la Messa del primo venerdì del mese nella Parrocchiale di S. Martino per l’anniversario del fu Teramo Lomellini e Battistina sua consorte (“approvava quando veniva chiesto il 5/VIII/1732”).

Il teologo Parodi riporta anche la testimonianza di Maggiolo Giacomo detto il Lelle di Porticciuolo secondo il quale nel palazzo L. Stallo, nei locali con le porte in Via Archetti adibiti a laboratorio di sartoria di Francesco Mantero, sarebbe esistita una seconda cappella privata dedicata a Santa Brigida.

L’ospedale di Santa Brigida in Via Carloforte viene tradizionalmente indicato nel palazzo dalla facciata (attualmente in restauro) color verde chiaro con le finestre “truccate” in stile gotico. Ciò non sembra però coincidere con il disegno del teologo che nei suoi appunti ritrae la targa tra due finestre sopra ad un portoncino. Non sembra quindi corrispondere con il palazzo oggi indicato perché il disegno mostra il piccolo portone in asse con le finestre e la targa stessa mentre l’edificio ha i portoni alternati rispetto alle finestre dei piani superiori. Invece poco più a levante un palazzo dall’aspetto meno appariscente possiede molti più punti in comune con il rilievo del teologo:

1. due portoncini allineati in alto con una griglia sovrastante (uno di questi risulta allargato rispetto al disegno e alla larghezza della griglia);

2. un terzo portone a ponente, nell’edificio a fianco, leggermente rialzato rispetto ai primi due, con griglia sovrastante;

3. le finestre allineate con i portoncini;

4. una raffigurazione di Santa Brigida con i resti danneggiati di una seconda lapide in pietra (particolare non indicato dal teologo).

Sarebbe interessante verificare l’effettiva collocazione della lapide, oggi non esposta, e accertare l’effettiva localizzazione dell’ospedale e della sottostante cappella.

 

Questa pagina verrà aggiornata con eventuali nuove informazioni. Ogni indicazione o suggerimento è gradito.