www.pegli.com | Carloforteappunti da carloforteda Sandro Emanuelli

www.pegli.com | carloforteRequiem per un cantiere navaleSandro Emanuelli

Oggi, non appena ho appresa la notizia, sono rimasto di ghiaccio: 2500 famiglie per strada, vogliono chiudere il Cantiere Navale di Sestri Ponente!

Anche se ormai vivo lontano da anni, il “Cantiere”, così era conosciuto, non il “Cantiere Ansaldo” nè il “Cantiere Fincantieri”, è rimasto una delle pietre miliari della mia giovinezza e della mia educazione. E’ sempre stato per me una seconda casa, il posto dove lavorava papà, dove, finita la guerra, la mamma mi portava a vedere i vari, poi crescendo, papà mi mostrava i diversi reparti, mi spiegava come nasceva una nave. Il mio primo impegno lavorativo è stato in Cantiere, in una società che costruiva, in appalto, tutto l’impianto di condizionamento della “Michelangelo”, lo splendido transatlantico.

Mio padre lavorò in Cantiere per ben 40 anni: fu assunto nel 1929, subito dopo il congedo dal servizio militare in Marina, nei sommergibili, a Monfalcone ed entrò con la qualifica di aiuto-tracciatore. Il tracciatore era l’operaio che con il gesso, su un pavimento scuro, disegnava le parti delle navi; questi disegni servivano poi a costruire in legno le seste, ossia i modelli in legno su cui venivano poi adattate le lamiere che componevano lo scafo della nave.

Papà fece una carriera abbastanza rapida, era un gran lavoratore, divenne presto tracciatore, poi fu promosso disegnatore, ricordo che nel periodo della guerra, durante la quale fu ferito e ne ricavò il cranio scoperchiato; questo successe mentre era in servizio nell’UNPA (la protezione antiaerea), dove il suo compito era di assicurarsi che tutti fossero a riparo nei rifugi. Quella volta perse tempo a salvare dei ritardatari e una bomba al fosforo, di razza britannica, gli scoppiò poco distante. La mamma ha conservato per tutta la vita quel vestito nero da impiegato, tutto perforato e bruciato dal fosforo. Infine passò alla segreteria di cui divenne responsabile per molti anni. Si occupava di logistica, di organizzazione, di protocollo, di rapporti con le società armatrici, un lavoro vario e interessante, che fu molto stimolante per me e per le mie decisioni.

L’ufficio di papà aveva una porta comunicante col quello del Direttore, ricordo con piacere l’ing. Bandettini, un grande personaggio, che abitava a Multedo vicino a mia zia e aveva i figli della mia età; poi l’ing. Cristofori, una figura autorevole, il primo che scoprì il mio amore per il mare, l’ing. Boero, che poi andò a dirigere il CETENA. Ne ricordo anche altri, che hanno lasciato solo lievi tracce nei miei ricordi. Papà mi raccontava che il Direttore teneva nel cassetto della scrivania una pistola: se il varo fosse andato male si sarebbe ucciso per il disonore. Come succede oggi….

Il Cantiere aveva un suo reparto di marinai, che si occupavano dei lavori prettamente nautici, come intrecciare gomene d’ormeggio, impiombature (il sistema usato per impedire ai cappi e agli anelli di corda di scorrere), nei primi anni dell’Istituto Nautico mio padre mi mandava due pomeriggi alla settimana a lavorare con loro, alla fine io solo lavoravo e tutti loro m’insegnavano, al comando del nostromo Tanese, nato a Torre del Greco, in Campania ma che si sforzava a parlare il dialetto genovese che risultava un idioma sconosciuto, però poi mi facevano bere un sorso di acqua e anice dal “pirron”….. Quando le navi nuove facevano le prove di navigazione, il reparto si trasferiva a bordo al comando del Contrammiraglio Beretta, Capitano d’Armamento del Cantiere.

Per combinazione, l’Amm. Beretta, uno spezzino, comandava i sommergibili nell’Alto Adriatico ed era stato comandante di mio padre a militare, dato che papà era molto vispo, l’Ammiraglio una volta mi raccontò che l’aveva messo in galera perchè si era venduto la divisa di rispetto! Questa gentilissima persona veniva sempre a pranzo a casa nostra, era innamorato della cucina di mia mamma, ed è stato il mio maestro di navigazione pratica. Con lui ho imparato a usare il sestante, carteggiare (tracciare la rotta sulla carta nautica), stare al timone ed anche al radar. Ricordo che le prime volte che mi faceva stare al timone, dopo un certo periodo di tempo mi portava nella sala nautica e mi faceva vedere il grafico del registratore di rotta, sembrava l’andatura di un ubriaco!

Tra gli innumerevoli ricordi che riempiono la mia memoria, uno desta in me speciali sensazioni: durante le prove a tutta forza della “Leonardo da Vinci”, avevo 21 anni, eravamo al largo della base misurata di Portofino, me ne stavo giocherellando al radar, quando ho avvistato un segnale all’orizzonte che si stava avvicinando ad alta velocità, circa 35 nodi, ho avvisato immediatamente l’Ammiraglio che controllò e mi disse che era il caccia “San Marco”, in quell’epoca la nave più importante. Mi fu detto di chiamare il nostromo e alcuni marinai per andare sul ponte più alto per fare il saluto alla bandiera: noi eravamo l’ammiraglia della flotta mercantile e il caccia era l’ammiraglia di quella militare. Andammo sul ponte: due marinai alle drizze della bandiera e gli altri schierati, col nostromo che curava la regia, io stavo davanti, in qualità di allievo ufficiale. Il caccia arrivò a tutta forza, l’equipaggio schierato in coperta, virò dietro la nostra poppa, avevo paura che si rovesciasse, si affiancò e i marinai ci salutarono a voce, abbassando e alzando la bandiera; restituimmo il saluto allo stesso modo….non ci crederete, ma mentre scrivo, ricordo e mi si riempiono gli occhi di lacrime per il pathos del momento. Poi il caccia si allontanò sulla rotta verso La Spezia.

Qualche anno dopo, ero sulla “Michelangelo” al momento del varo, un’altra grande emozione.

Grandi navi passeggeri, bellissime, arredate dai più grandi architetti italiani, la prima fu il “Rex” che vinse il Nastro Azzurro per la traversata più veloce tra l’Europa e gli Stati Uniti; mio padre mi raccontò che dovettero abbattere il muro di cinta del Cantiere per costruirla perchè era troppo lunga.

Il Cantiere ha collezionato altri primati: le prime navi metaniere per il trasporto refrigerato: le 4 cisterne erano di alluminio spesso ed erano saldate con un sistema TIG (ad arco sommerso) allora sconosciuto in Europa.

Su una serie di navi sovietiche ho avuto modo di conoscere da vicino i marinai e tecnici russi, con tanto di Commissario Politico; tutto il mondo girava intorno al Cantiere, si scomodavano persino i Presidenti della Repubblica per dare importanza all’industria cantieristica italiana.

Avrei ancora moltissime cose da raccontare: episodi importanti e meno, esperienze uniche, ma ora mi fermo.

Questa notizia mi ha veramente sconvolto, mi auguro che tutti quelli che hanno giurisdizione e potere decisionale in materia, si facciano un esame di coscienza, non si possono mettere sulla strada 2500 famiglie e 200 anni di storia d’Italia.

 

www.pegli.com | carloforte7 settembre 2007Sandro Emanuelli

Il momento più triste dell’anno è arrivato: finita l’estate, gli amici con cui abbiamo condiviso giornate liete e serate conviviali, partono.

Alcuni promettono di tornare a Natale, altri a Pasqua, ma pochi lo faranno, intanto ogni giorno si ripete il triste rituale degli addii, in banchina, abbracci, baci, lucciconi che, man mano che il traghetto si allontana si trasformano in lacrime vere.

Con gli amici si allontana il contatto diretto con la città d’origine, la signora che ci trattava con affetto, l’amico che ti parlava in dialetto per farti sentire ancora uno di loro.

Gli ultimi giorni sono stati un fiorire di spettacoli, è venuto persino Moni Ovadia a portare la sua splendida interpretazione: è stato un crescendo di valore.

Le banchine si stanno vuotando, chi lascia la barca qui a passare l’inverno la copre con un telo e rinforza gli ormeggi, non si sa mai. Anche la vedetta della Guardia Costiera ha rallentato il numero di uscite, pur rimanendo sempre vigile alle emergenze.

E’ il momento di prepararsi psicologicamente a passare l’inverno, si fa manutenzione alle barche, alle canne da pesca ed alle lenze; ora che è finito il flusso dei visitatori si ritorna alla normalità, alla vita semplice tanto agognata.

Il cielo si pulisce dalle scorie della calura, le albe sono limpide, terse, se c’è qualche nuvola il cielo diventa un quadro, bellissimo! Quest’anno il numero dei turisti a lunga permanenza è stato inferiore, così affermano tutti, in compenso è cresciuto il numero dei turisti da fine settimana; bisogna anche considerare che il costo dei traghetti è decisamente alto e non si conoscono interventi ufficiali volti a calmierare questo taglieggiamento, si sentono solo mugugni.

 

www.pegli.com | carloforte17 agosto 2007Sandro Emanuelli

Se permettete, questa volta parlerò di Pegli: dopo due anni e mezzo di assenza sono tornato e devo dire che ho visto dei cambiamenti, ma non così eclatanti, per esempio la pavimentazione della passeggiata rifatta in brevi tratti è com’era tre anni fa.

Innanzi tutto il grattacielo: abituato a vedere gli alti caseggiati da tempo costruiti lungo il Varenna, non mi ero nemmeno accorto del grattacielo, mi è stato fatto vedere da chi mi accompagnava…..

Ho notato che temono gli attacchi dei terroristi, al depuratore, infatti ho visto quel tipo di bunker solo a difesa delle basi dei marines in Libano o altrove. Ho anche visto che si sono decisi a fare un parcheggio sotterraneo, era ora.

Una nota altamente positiva: sono andato e venuto per ben due volte con la navebus dell’AMT. Un grande applauso all’iniziativa che è positiva in tutti i sensi: alleggerimento del traffico stradale e ferroviario, breve tempo di percorrenza, costo accessibile anche ai pensionati. L’unica nota dolente è che sembra che corse vengano interrotte in Ottobre, speriamo di no; una volta che si prende un’iniziativa positiva c’è la tendenza a terminarla al più presto. Per noi è una novità, ma vi assicuro che ho usato quel tipo di mezzi di trasporto per oltre 30 anni in Estremo Oriente. Nei due viaggi fatti con questo mezzo ho notato che il numero dei passeggeri era sempre molto alto, in effetti questo viaggetto vale come una gita turistica: Genova dal mare mostra il suo aspetto più bello, ho persino scattato delle foto con la mia inseparabile macchinetta.

Transitando in treno ho notato che grandi lavori sono stati fatti a Pra, ora c’è abbondanza di parcheggi e mi sembra molto più vivibile. Il primo giorno della mia permanenza sono partito in treno da Varazze con l’intento di fare scalo a Pegli; purtroppo il treno è ripartito prima che riuscissi a capire che la porta era guasta….

Giunto a Brignole sulle prime ho pensato di aver sbagliato treno ed essere arrivato a Guayaquil; proseguendo verso via Venti ho tirato un sospiro di sollievo, erano finiti i sudamericani, ma erano iniziati gli arabi…..

Per fortuna, passando in un caruggio, l’odore di focaccia fresca, appena sfornata, mi ha riportato alla realtà: non avevo sbagliato treno, ero finalmente a Genova, nella mia città.

Che bello!

 

www.pegli.com | carloforte30 luglio 2007Sandro Emanuelli

Ormai siamo in piena estate, la temperatura diurna è alta ma temperata dal vento di maestrale che soffia imperterrito. Questo procura qualche danno in quanto i pescherecci non possono uscire a pescare e si deve mangiare pesce congelato, comunque buonissimo.

Quest’anno mi sembra che l’afflusso dei turisti sia un po’ sotto tono, sicuramente nei prossimi giorni arriveranno i proprietari di case, che non sono pochi; l’anno scorso i francesi erano i visitatori più numerosi, quest’anno sembra che siano gli spagnoli, poi gli inglesi, i tedeschi ed altri avventurosi. Ho l’impressione che la Coppa America a Valencia abbia incrementato la voglia di vela, soprattutto di grandi imbarcazioni.

Continuano gli spettacolini per allietare le serate dei turisti: felicità di molti che ballano e si divertono, mugugni di altri che sono venuti a cercare la quiete e non riescono a dormire per il frastuono.

Ieri ci sono stati gli arrivi di alcuni amici, nativi, figli e nipoti che vivono altrove ma non mancano mai all’appuntamento estivo. Il carlofortino è molto legato alla sua isola ed appena può torna, anche se per pochi giorni; si rivedono gli amici d’infanzia, si contano i sopravvissuti e si conoscono le nuove generazioni.

L’isola si presta molto alla crescita dei bambini ed alla sopravvivenza degli anziani: clima mite, niente inquinamento, pochi pericoli sulle strade; a volte le carrozzine intasano il traffico pedonale, soprattutto quando le mamme si fermano a fare due chiacchiere, ovviamente in una strettoia. Il bello è che lo stesso capita sulle strade: non è inusuale vedere due macchine ferme in centro strada con i conducenti che si parlano dal finestrino, gli altri aspettano …

Speriamo che in questi pochi giorni arrivino dei turisti, l’isola vive sul turismo, i traghetti pieni di questi giorni portavano gente che ha la casa ed i parenti, contribuendo molto poco all’economia locale.

Carloforte è anche centro nevralgico per molte visite nei dintorni, a partire dal sud Sardegna, il Sulcis, con i suoi panorami, le spiagge, i vini, le miniere, le tracce fenicie, cartaginesi e romane. Le isole Baleari sono a meno di una giornata di navigazione a vela e lo stesso per la Tunisia.

Venite a visitarci, ne vale la pena.

 

www.pegli.com | carloforte18 luglio 2007Sandro Emanuelli

Finalmente è scoppiata l’estate anche a Carloforte! Non tanto a livello climatico, qui anche l’inverno è temperato, ma a livello turistico, la principale sorgente di guadagno dell’isola.

Sono arrivate parecchie barche di dimensioni medie alte ed ora i moli e le calate sono quasi tutte occupate, anche se ho l’impressione che l’afflusso di barche sia inferiore all’anno scorso. Circolano lamentele sulle tasse sul lusso imposte dalla Regione Sardegna, sull’aumento del costo dei traghetti e sul costo della vita in generale.

Sono iniziate le riunioni serali estive, a casa di uno o dell’altro, per rinverdire amicizie stagionali; fumano i barbeques coperti da grigliate di pesce o di carne, spopolano i cardi sott’olio ed il mirto, bianco o rosso, ed il cardo ed il limoncello di produzione casalinga.

Gli amici d’estrazione locale preparano piattoni di cus-cus, qui chiamato cascà e ci si diverte a parlar male di questo o quel personaggio.

Dopo cena, passeggiata d’obbligo per digerire e guardare le belle ragazze ed i mega yachts, in questi giorni è ormeggiata una nave militare, la “Procida” nave appoggio per fari e boe; è una processione continua di visitatori incuriositi della novità.

A getto continuo ci sono gli spettacoli organizzati dal Comune e dalla C.I.A.O. l’associazione commercianti. L’altra sera alla Punta, l’estremità nord dell’isola, dallo stabilimento delle tonnare, si è tenuto un applauditissimo concerto di Antonella Ruggiero. Il Comune ha messo a disposizione i trenini turistici per raggiungere il luogo, favorendo così anche un giro turistico in notturna.

Ovviamente questo non è il paradiso terrestre, anche qui esistono problemi, anche grossi, ma questo non è il luogo per discuterne.

Un saluto da Carloforte.

 

www.pegli.com | carloforte7 luglio 2007, sagra dei pescatoriSandro Emanuelli

Ieri sera a Carloforte si è svolta per l’ottava volta la “Sagra dei Pescatori”: una serata dedicata dai pescatori professionisti alla popolazione, con distribuzione di frittura di pesce e abbondanti libagioni di vino, il tutto contornato da un magnifico accompagnamento musicale del gruppo “I Pantera Rosa” con musiche degli anni ’60.

Sono state fritte davanti agli occhi di tutti oltre 30 casse di pesce fresco, mentre la quantità di vino distribuito (e consumato), la cifra di 130 litri circa, mi sembra che per discrezione sia stata tenuta vaga.

La festa è molto sentita, iniziata in sordina intorno alle 21 è finita verso le 02,30, quando hanno iniziato a smontare il palco dell’orchestrina; ha partecipato praticamente tutto il paese e ne hanno beneficiato anche i turisti appena arrivati.

Dopo la distribuzione del cibo, la gente si è messa a ballare per la strada, che era stata preventivamente chiusa al traffico dall’Autorità Comunale.

Esiste un grosso legame tra la comunità ed i pescatori; inizialmente, quando lasciarono Pegli per Tabarka, erano pescatori di corallo. La popolazione è cresciuta da allora e non tutti sono rimasti pescatori, molti ora navigano o sono emigrati, ma spiritualmente il nocciolo dell’economia del paese resta sempre quello dei pescatori, anche se oggi si limitano alla piccola pesca ed una parte di loro solo stagionalmente sulle tonnare.

Ho passato quasi tutta la serata con due coppie di amici inglesi, entrambi muniti di grosse barche a vela che sono capitati qui quasi per caso, ritengo molto difficile che vadano via, sono entusiasti: posti barca ad un prezzo accessibile, gente simpatica, clima incantevole, cucina ottima e vino buono, ieri sera avevano persino dimenticato che in Inghilterra hanno la Regina!

Questa è una tipica serata carlofortina, ci saranno altre feste ed altri incontri, ma il succo del discorso è questo: è un piccolo paradiso, speriamo che non venga rovinato.

 

www.pegli.com | carloforte4 luglio 2007, festa patronaleSandro Emanuelli

Nei giorni scorsi si è celebrata la festa di San Pietro, il Santo che ha dato il nome all’isola. Quattro giorni densi d’avvenimenti ludici: concerti, regate a vela, gare di canottaggio, recite, danza, fuochi pirotecnici ed altro ancora.

E’ la festa più sentita dai carlofortini che, se emigrati in Sardegna o nel continente o all’estero, fanno il possibile per ritornare a casa a festeggiare l’avvenimento.

Tralascio per ragioni di spazio la descrizione dettagliata di tutti gli avvenimenti, mi soffermo, però su quello che è il momento culminante della celebrazione: la processione del Santo.

Naturalmente in visita a Carloforte vengono il Vescovo della Diocesi, Rappresentanti della Regione e della Provincia la Giunta Comunale è presente al gran completo e presenziano pure il Comandante della Capitaneria di Porto ed il Maresciallo dei Carabinieri Comandante di stazione.

Dopo la S. Messa di rito, la processione con la statua del Santo esce dalla chiesa e si avvia verso il mare, possiamo dire che tutto il paese la segue, agnostici ed atei inclusi.

Accompagnata da musica sacra suonata dall’ispirata banda cittadina, la statua di San Pietro è portata sulla banchina “Mamma Mahon” dove viene imbarcata su un barcone di tonnara, portato a remi da tonnarotti particolarmente pii e robusti.

Dietro si muove la barca con le Autorità, la Motovedetta della Guardia Costiera, i gommoni della Protezione Civile e via di seguito, barche a vela, pilotine, pescherecci di tutte le misure, tutti imbandierati col gran pavese. Una folta folla che non si è potuta imbarcare, è schierata sui moli a seguire lo spettacolo.

Il barcone col Santo percorre un breve giro sino al piazzale antistante l’Istituto Nautico e poi torna al punto di partenza.

Un dettaglio emozionante: dal momento in cui la statua del Santo è imbarcata fino allo sbarco suonano in continuazione tutte le sirene delle navi, della motovedetta e dei battelli. L’antico modo di festeggiare.

La cerimonia si è svolta al tramonto ed è stata uno spettacolo bellissimo vedere i colori del cielo, del mare, le luci di posizione dei natanti, la luna piena che sorgeva sopra Calasetta.

Prossimo appuntamento alla “Festa dei Pescatori” il prossimo 7 Luglio: pesce fritto, vino, ballo in banchina, canzoni genovesi e tante, tante risate.

 

www.pegli.com | carloforte30 giugno 2007Sandro Emanuelli

Passeggiando per le vie ed i carruggi di Carloforte, si ha l’impressione di percorrere le strade di casa; vicoli stretti, difendibili da una sola persona, oscuri, sembra che le case si protendano verso il cielo, di un azzurro tale che fa male agli occhi osservarlo.

Ci sono ovviamente delle differenze, la prima cosa che colpisce lo sguardo è il sistema usato per stendere i panni: da noi si piazzano delle corde su dei bracci orizzontali sporgenti dai parapetti o dalle ringhiere; qui a Carloforte usano delle travi metalliche che poggiano sul terrazzo e si spingono verso l’alto in diagonale. Su queste travi sono sistemate le corde.

La prima volta che ho visto questo sistema, mi ha ricordato Hong Kong dove usano dei lunghi bambù in cui infilano la roba da asciugare; qui in effetti usano un sistema misto.

Un’altra cosa interessante era il sistema di prelievo della rumenta: ogni massaia calava la sera dal balcone una corda con attaccato un gancio in cui si infilava il sacchetto pieno; nel corso della notte o il mattino presto passava il mezzo del Comune che prelevava il sacchetto. Ormai questo sistema, antigienico in verità, è stato rimpiazzato dalla raccolta differenziata.

Ci sono piante e fiori ovunque, la fertilità del terreno, unitamente al clima caldo, rende tutti i semi molto fertili. Capita in paese di veder crescere nella pavimentazione stradale cespugli di rosmarino alti più di un metro e molto folti. Anche l’alloro è rigoglioso e gli alberi di limone sono uno spettacolo: producono moltissimi frutti di grosse dimensioni e di gusto impareggiabile.

Sempre girando qua e là, si intravedono piccoli giardini ed anche piccoli orti; in questa isola ed in pochi altri posti, cresce un tipo di cetriolo, che chiamano “facuzza” che ha un’alta digeribilità. Anche in paese si trovano macchie di fichi d’India gustosissimi che sono in vendita anche nei negozi.

Purtroppo c’è anche qualche lato negativo: i pochi gabinetti pubblici non funzionano e si è costretti a ricorrere ai bar, quando sono aperti. Gli orari dei luoghi pubblici sono molto flessibili, è successo poche volte (a me) di vedere aprire in orario. Il massimo è stato quando ho letto un cartello, sulla porta di un negozio chiuso, con su scritto: “Vengo alle 9, se posso”.

Però bisogna capire, fa tutto parte del rilassamento che questo luogo produce, dopo un po’ di tempo ci si abitua.

Buona parte dei tetti esibisce serbatoi modernissimi ed i pluviali mostrano gronde di rame per raccogliere l’acqua piovana e convogliarla nei serbatoi: l’isola è piena d’acqua, ma le condotte sono vecchie ed in fase di rifacimento. Tutti hanno pozzi artesiani o raccolgono l’acqua piovana oltre ad usare l’acqua erogata dall’acquedotto.

Da oggi iniziano i festeggiamenti per San Pietro, tira aria di festa.

 

www.pegli.com | carloforte13 giugno 2007Sandro Emanuelli

Nell’isola di San Pietro è praticamente iniziata la stagione estiva; tra pochi giorni cesserà la pesca del tonno, che questo anno è andata bene, sembra che siano stati pescati più di 3000 esemplari nella sola tonnara alla Punta. Purtroppo i tonni catturati non sono molto grandi, anche se nelle ultime mattanze le dimensioni delle prede sono aumentate.

Come in tutti gli anni sono arrivate molte barche francesi che partecipano ad una regata nel Mediterraneo, i ristoranti hanno lavorato come pure i negozi sul lungomare.

Ho conosciuto una coppia d’inglesi che abitano su una barca lunga 15 metri: sono capitati qui per caso, seguendo il suggerimento d’un amico nelle Baleari. Dovevano fermarsi due o tre giorni per fare bunkeraggio e poi proseguire per la Tunisia; al contrario, visto l’ambiente, hanno deciso di fermarsi sino a metà Settembre! Questo è il tipico comportamento di chi scopre l’isola la prima volta.

La cucina è molto genuina, si fa naturalmente molto uso di pesce, ma anche di vegetali e di carne, principalmente ovina o suina; il piatto tipico è il “cascà”, ne fanno pure una sagra, che non è altro che il cous-cous arabo adattato al gusto locale, di soli vegetali. Il tonno è cotto in tutti i modi ed è sempre buono, è usato anche nel “pasticcio alla carlofortina”. Invece di grissini si fa un grande uso di gallette, di chiara origine marinara, come nel piatto tipico “caponada”.

Mi risulta che solo qui e in pochi altri paesi venga coltivata la “facussa”, una specie di cetriolo sottile e lungo, ad alta digeribilità, la stagione in cui cresce è iniziata ora. C’è pure un gran numero di alberi di limone, che producono frutti di grosse dimensioni ed abbondanza di succo.

Il vino è prodotto dai pochi amatori ed è di buona qualità; nel passato esisteva una vera produzione industriale; ci sono anche molti alberi d’ulivo e qualcuno si fa l’olio per uso proprio.

Gli allevatori sono pochi, visti anche gli spazi limitati, ma la carne macellata localmente è molto buona.

Non essendoci grandi aziende produttrici, i vegetali sono coltivati all’antica, con concimi naturali; la massa della popolazione ormai acquista nei supermercati, ma una piccola percentuale di irriducibili finora cerca i prodotti dal contadino.

L’estate è il momento delle feste: inizia con la “Sagra del cous-cous”, poi c’è il “Girotonno”, a fine Giugno il Santo Patrono, San Pietro e a metà Luglio la Festa dei Pescatori, con padellate di pesce e danze.

 

www.pegli.com | carloforte8 giugno 2007Sandro Emanuelli

La vita qui, sull’isola di San Pietro, è quieta, senza stress, molto lontana dalla vita delle città dove l’orologio è lo strumento che gestisce la società.

Si entra nel negozio per comprare e si fanno quattro chiacchiere, gli abitanti presenti nell’isola sono pochi, per cui ci si conosce tutti; mi è capitato di essere fermato per strada da una vecchietta ultra ottantenne che mi ha chiesto chi ero e cosa facevo “au paise”.

Non esiste assolutamente il problema della puntualità: una volta ho visto sulla porta di un negozio, chiuso, la seguente frase: – Vengo alle 9.00, se posso – !!!!! Scherzando con gli amici dico che Carloforte ha un fuso orario diverso dall’Italia, il fuso GMT + 1,5.

Stasera chiacchieravo in banchina con un amico laziale, che ha sposato una carlofortina, ed un amico di Chiavari i cui nonni erano originari del posto. L’amico di Chiavari tiene una bella barca a vela da crociera ormeggiata qui ed è venuto per fare alcuni lavori; è seccatissimo di dover tornare al lavoro, si fermerebbe qui per sempre. Lo stesso è successo all’amico laziale, non si sposterebbe più.

In questa stagione l’aria è dolce, al tramonto è leggermente fresca ma mai fredda, l’aria profuma di mare, di fiori, di alloro, di limone, di zenzero. Il cielo è generalmente sereno, abbiamo avuto piogge ma di tipo tropicale, tanta acqua per poco tempo.

E’ veramente bello, per un pegliese, sentire parlare la cocina di casa, anche se con tonalità un po’ diverse. Il legame con Genova è molto forte, al di là delle varie lapidi e celebrazioni ufficiali di gemellaggi vari. Quando un carlofortino prende il traghetto e va al di là del Canale di Sa Pietro, non dice che va al capoluogo, dice che va in Sardegna. Questo modo di dire dà molto fastidio ai sardi!

E’ interessante scorrere l’elenco telefonico di Genova e quello di Carloforte, moltissimi sono i cognomi comuni; naturalmente qui risono anche cognomi napoletani di famiglie trasferitesi in un secondo tempo.

 

www.pegli.com | carloforte31 maggio 2007, Appunti da CarloforteSandro Emanuelli

Quando andai in pensione, qualche anno fa, dopo aver girato per il mondo per oltre 40 anni, decisi per vari motivi personali di cambiare residenza; per me andava bene qualsiasi posto, unico requisito indispensabile era quello di avere la vista sul mare. Provai ad abitare a Cogoleto, poi a Varazze ed infine mi trasferii a Carloforte.

Per me fu una scelta quasi obbligata: era un’isola a dimensione d’uomo e si parlava il dialetto di Pegli, il mio paese natio, inoltre non era a distanza stratosferica dalla Liguria.

L’impatto è stato grandioso, ho trovato alcuni grandi amici che mi hanno introdotto nell’ambiente tenendomi quasi per mano e a loro vanno tutti i miei ringraziamenti.

Questo benvenuto, unitamente alla bellezza di quest’isola per certi versi ancora incontaminata, mi ispirò una poesia, che venne pubblicata on line sul sito www.presspubblica.it

Invio l’articolo completo che è firmato con lo pseudonimo di “Hyeracon”.

 

www.pegli.com | carloforte22 marzo 2006, C’é una piccola isolaSandro Emanuelli

L’Unesco ha celebrato ieri la “Giornata mondiale della poesia” ed oggi presspubblica offre la prima pagina proprio ad una poesia – Nel sud-ovest della Sardegna, all’estremo confine occidentale d’Italia, già nota ai fenici, ai greci, ai cartaginesi ed ai romani, dove gli abitanti sono di origine pegliese, ossia genovese e ne hanno conservato la lingua e le tradizioni dopo 5 secoli circa dalla partenza dalla terra natia per andare a pescare il corallo a Tabarka, in Tunisia

Questa piccola isola, di forma trapezoidale, si chiama “Isola di San Pietro” ed ha un solo paese che si chiama Carloforte. Gli abitanti sono marinai, pescatori ma anche agricoltori; qui esiste una delle ultime tonnare fisse di posta d’Italia e non ci sono industrie.

Esiste solo una salina dismessa nella parte meridionale del paese che serve come motel ai fenicotteri rosa, aironi, cavalieri d’Italia, aironi cinerini e garzelle. Esiste anche il “falco della Regina” e non é raro vederlo cacciare i conigli che vivono liberamente.

Gabbiani e cormorani in gran numero fanno concorrenza ai pescatori. L’aria é limpida, tersa ed il mare pulito e pescoso, il tonno che viene pescato é della migliore qualità, il tonno rosso, qui chiamato “tonno di corsa” e la pesca dura circa due mesi.

E’ un piccolo mondo in sedicesima, 6350 anime d’inverno ed oltre 25000 d’estate; le spiagge sono poche ma belle e sabbiose ed esiste anche una macchia mediterranea, ci sono pini d’Aleppo e fichi d’India, ogni tanto risalta una macchia violacea di bouganvillea. Gli abitanti per tradizione abitano in paese ma, d’estate, si trasferiscono nella casa in campagna, al fresco e al riparo del flusso di turisti.

Il vento predominante é il maestrale, che con la sua velocità dà il ritmo alla vita degli abitanti, quando spira molto forte si alza il mare e l’isola lo é veramente. Sembra la descrizione di un piccolo paradiso ed in effetti sotto certi punti di vista lo é, però anche qui si é uomini, con il solito bagaglio di problemi e difetti.

A loro dedico queste righe …

L’isola di San Pietro
Forre profonde fucine di segreti,
baie nascoste in alcove naturali,
monumenti granitici emersi dal mare,
venti costanti forieri di salmastro,
aridi cespugli che spuntano tra rocce
e verdi praterie cosparse di fiori
per celebrare le nozze della vita
in Primavera.

Gente dura, provata dal lavoro,
con gli occhi perennemente rivolti
al mare; madonne dai capelli neri e
l’occhio fiero; uomini con pelli di cuoio
salato che coprono un cuore grande e
misericordioso, figli della stessa
madre che onorano da sempre
l’amicizia.

Figlio di Pegli, trovo qui la storia
del mio popolo, nell’antica parlata;
mi sento antenato e discendente,
padre e figlio, zio e nipote;
rivivo le antiche usanze, i giochi
dei bimbi, le filastrocche, i canti.
Grazie amato Scoglio, grazie fratelli miei

hyeracon